L'emporio dei giorni di pioggia by Yoo Yeong-Gwang

L'emporio dei giorni di pioggia by Yoo Yeong-Gwang

autore:Yoo Yeong-Gwang [Yeong-Gwang, You]
La lingua: ita
Format: epub
editore: DEAGOSTINI LIBRI
pubblicato: 2024-02-09T12:00:00+00:00


Capitolo 13

Il ristorante di Bordeaux e Bormeaux

Saerin si svegliò strizzando gli occhi nel sole accecante del mattino. La stanchezza accumulata le appesantiva le palpebre e fu scossa da una serie di sbadigli. Issha dormiva di fianco a lei. Sembrava morto, immobile con il muso nascosto sotto il cuscino. Si accertò che fosse ancora vivo posandogli un orecchio sul petto e quando sentì il battito del cuore, tirò un sospiro di sollievo. Issha si accorse di lei e si svegliò stiracchiandosi.

Saerin si guardò attorno assonnata. Nella piccola camera in cui si trovava c’erano solo un letto con le lenzuola bianche e un tavolino rotondo. Nonostante la semplicità, il delicato profumo di legno emanato dalle pareti rendeva la stanza pari a una suite in un albergo di lusso.

Stropicciandosi gli occhi stanchi, Saerin ripensò agli ultimi avvenimenti. Si ricordava di essere tornata nella casa-albero e di aver consegnato i frutti a Popo, poi aveva deciso di riposare un po’, ma i suoi ricordi si fermavano lì. Doveva essersi addormentata.

Fu grata di trovare di fianco al letto dell’acqua per lavarsi e un cambio di abiti. Si sciacquò con vigore il viso sporco di polvere e si tolse i vestiti infangati. Una volta indossati quelli puliti, si sentì nuova come se avesse cambiato pelle.

Saerin aprì la porta di radici intrecciate e lasciò la stanza. Appena uscita, incontrò una faccia conosciuta.

«Sae… rin…» Toriya la salutò per primo, contento di vederla.

«Toriya!» esclamò lei altrettanto felice, e gli andò incontro prendendogli la mano grossa quanto una padella. Una benda gli fasciava la fronte, ma non sembrava nascondere una ferita profonda. Anche lui doveva essersi appena svegliato, perché un rivolo di saliva gli colava dalle labbra fino al mento. Fra le gambe del troll scorse un’altra faccia.

«Hai dormito bene?» le chiese Popo sfoggiando un sorriso particolarmente dolce.

«Sì, grazie mille. Mi spiace averla disturbata.» Si inchinò per ringraziarla, e l’anziana goblin si avvicinò appoggiandosi al suo bastone.

«Tieni.»

«Cos’è?» chiese Saerin prendendo la pianta che le porgeva. Di primo impatto le sembrò un piccolo corno, ma a uno sguardo più attento vide che era il bocciolo di un albero appena nato.

«È il mio ringraziamento per ieri. Questa è la pianta più preziosa del mio giardino» le spiegò Popo.

Saerin continuò a fissare il dono con uno sguardo incuriosito.

«Tanto tempo fa ho riportato del bambù dal mondo degli umani. Questo birichino è incredibile, sai? Cresce lentissimo, tanto che per anni lo crederesti morto. Mentre le altre piante germogliano, sbocciano e fanno frutti, il bambù rimane nascosto, insignificante e umile, celato sottoterra.»

A riprova delle sue parole, la pianta che teneva in mano non sembrava altro che un pezzo di legno marcito.

«Ma quel tempo sottoterra non è certo sprecato. Vedi, per l’intero periodo il bambù allunga le sue radici nel profondo del terreno, nascoste alla vista. Solo dopo che le radici sono cresciute, il tronco, nel giro di un attimo, si allunga fino ad altezze incredibili.»

Popo indicò con lo sguardo un gruppo di piante poco distanti. Erano tutti alberi molto alti, ma uno di essi si estendeva fino al soffitto.



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